Il 2022 presenta una nuova importante novità per le politiche attive del lavoro in Italia, il Programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (conosciuto come Programma Gol), che nasce come iniziativa necessaria ad accompagnare la ripresa economica dopo la crisi dovuta alla pandemia. Le politiche attive, infatti, se ben disegnate, possono evitare che l’impatto della crisi sulle persone diventi di lungo periodo e possono facilitare il ricollocamento sul mercato del lavoro.
Il Programma Gol si inserisce nel contesto del Pnrr, con l’intenzione di riformare le politiche per il lavoro, ed è accompagnato da un Piano strategico nazionale sulle Nuove Competenze, da considerarsi un’integrazione relativa alla formazione dei lavoratori nel Programma. Se sei interessato a sapere di più sul Fondo Nuove Competenze e sulle possibilità che offre ai datori di lavoro privati e ai loro dipendenti, ti invitiamo a leggere questo nostro articolo.
Nel 2021, quando abbiamo parlato del Programma nazionale Gol e dello sviluppo delle politiche attive del lavoro, abbiamo messo in luce alcune lacune lasciate scoperte da questa iniziativa, prima fra tutte la mancanza di indicazioni precise alle Regioni riguardo a procedure e modalità di impiego dell’ingente finanziamento. Ora che l’avvio ufficiale del programma Gol è più vicino, è importante far luce su quali siano i percorsi a supporto dell’occupabilità che le Regioni dovranno seguire per utilizzare i fondi del Programma Gol: reinserimento lavorativo, aggiornamento (upskilling), riqualificazione (reskilling), lavoro e inclusione, ricollocazione collettiva.
Prima di concentrarci su questi percorsi, però, è necessario soffermarsi su almeno due fattori del Programma Gol che presentano aspetti davvero innovativi. Il primo è senz’altro l’integrazione con le politiche della formazione, grazie alla quale la separazione fra politiche attive del lavoro e politiche della formazione viene finalmente superata. Interventi personalizzati richiedono l’attivazione di una formazione dedicata, sulla base dei fabbisogni rilevati, anche se, come riporta la Gazzetta Ufficiale, sarà il Piano Nuove Competenze ad entrare nello specifico degli standard di formazione.
Il secondo aspetto innovativo riguarda la cooperazione tra sistema pubblico e privato: “Il Programma Gol – sempre secondo la Gazzetta Ufficiale – è un’occasione per far crescere in maniera strutturale la cooperazione tra i servizi pubblici e quelli privati, anche nella condivisione delle informazioni, ad esempio favorendo la trasparenza della domanda di lavoro proveniente dalle imprese mediante la collaborazione tra le piattaforme di recruiting pubbliche e private”. Secondo questo articolo de Linkiesta, la Regione Lombardia, ad esempio, ha predisposto che l’attività amministrativa sia anche ad appannaggio delle agenzie per il lavoro e darà la possibilità alle agenzie di costruire una rete per gestire le politiche per il lavoro.
Il percorso finalizzato all’occupazione
I percorsi individuati dal Programma Gol consistono in un processo di valutazione e assessment del beneficiario, con l’obiettivo di individuarne il posizionamento all’interno del mercato del lavoro, i bisogni specifici (specialmente in termini di competenze) e i conseguenti sostegni che ne permettano un incremento dell’occupabilità. Dopo aver analizzato i bisogni di un profilo, la sua occupabilità e lo skill gap che lo contraddistingue (ovvero il confronto tra la domanda e l’offerta di competenze), potrà essere individuato uno specifico percorso per gruppi di lavoratori che hanno bisogni simili. Si individuano quattro percorsi, diversi in base all’intensità degli interventi da attivare:
- Reinserimento occupazionale: riguarda coloro che risultano più facilmente occupabili, per i quali la possibilità di rimanere disoccupati per lungo tempo non è elevata e le cui competenze risultano più facilmente spendibili sul mercato. In questi casi il bisogno prioritario del potenziale lavoratore consiste in un indirizzamento nella ricerca del lavoro, assistenza nella ricerca e analisi delle opportunità occupazionali del territorio. Per questi profili non si prevedono attività di formazione specifica.
- Upskilling e reskilling: questi due percorsi sono pensati per i lavoratori che necessitano di aderire a un programma di formazione. A seconda del posizionamento nel mercato del lavoro, per alcuni lavoratori si ritiene necessario un percorso di aggiornamento (upskilling), per altri un percorso di riqualificazione (reskilling). Nel primo caso gli interventi formativi da attivare sono di breve durata, prevalentemente professionalizzanti e richiedono uno sforzo minore per adeguare le proprie competenze. Nel secondo caso, invece, si rende fondamentale una “robusta attività di formazione” che possa far avvicinare chi cerca lavoro ai profili realmente richiesti sul mercato.
È interessante che sia i percorsi di upskilling, sia quelli di reskilling dovranno tenere conto delle transizioni ecologiche e digitali attualmente in corso. Particolare attenzione alle competenze digitali: si dovrà assicurare che almeno 300 mila persone partecipino alla formazione sulle competenze digitali, su un totale di 800 mila persone che riceveranno formazione professionale entro il 2025.
- Lavoro ed inclusione: è un percorso che nasce dalla considerazione che le politiche attive del lavoro, da sole, non siano sufficienti a migliorare l’occupabilità del lavoratore, a causa di ostacoli che vanno al di là del contesto lavorativo. Gli ostacoli considerati possono essere molto diversi fra loro e possono coinvolgere persone con disabilità (richiedendo quindi l’intervento di servizi sociali e/o socio-sanitari). In questi casi è fondamentale la collaborazione con i servizi del territorio (educativi, sociali, sanitari e di conciliazione). Una collaborazione, però, che non intende delegare ai servizi del territorio il trattamento della dimensione lavorativa: i centri per l’impiego dovranno essere in grado di dialogare con gli altri servizi territoriali. Le necessità di una persona con disabilità, di una madre single o di un ex detenuto, per fare alcuni esempi di profili che possono rientrare in questa categoria, sono molto diverse, e questo percorso mira a ricercare l’occupazione giusta anche per i soggetti più fragili.
- Ricollocazione collettiva: in alcune situazioni la strategia più opportuna prevede di valutare i profili di occupabilità per gruppi, anziché singolarmente. Le persone generalmente coinvolte in questo percorso sono coloro che lavorano per la stessa azienda in fase di crisi. Questi lavoratori sono ancora formalmente occupati, ma potenzialmente si trovano in fase in transizione. In questi casi le probabilità di trovare lavoro possono essere valutate sulla base della specifica situazione aziendale di crisi, della professionalità dei lavoratori coinvolti e del contesto territoriale di riferimento. L’obiettivo è trovare soluzioni attraverso un percorso di ricollocazione collettiva.
Il 27 dicembre 2021 i Ministeri del Lavoro e dell’Economia hanno approvato il decreto che dà il via al Programma Gol. Da allora le Regioni hanno avuto 60 giorni per formulare i piani di attuazione. Spetta ora ad Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) valutare i piani regionali e approvarli.