Programma GOL

Mentre si parla del Programma GOL (acronimo per Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori) previsto dal PNRR e dei 4,9 miliardi di euro destinati allo sviluppo delle “politiche attive del lavoro” da spendere fra il 2021 e il 2025, c’è chi dice che finanziare i servizi di ricollocamento non basti, se non si affianca anche una ristrutturazione istituzionale e operativa di queste realtà.

La principale critica avanzata al decreto, che annuncia un finanziamento di 880 milioni di euro da utilizzare nel 2022, è che mentre gli obiettivi sono stati fissati, non vi sono indicazioni precise riguardo a procedure e modalità di impiego di questa ingente somma.
Gli obiettivi, diversi regione per regione, stabiliscono infatti quante persone debbano essere prese in carico e quante di queste debbano seguire percorsi di formazione (anche in ambito digitale), ma ogni regione agirà a modo proprio, poiché non è stata fornita una linea-guida generale.

Ne ha parlato sul Sole 24 Ore Sebastiano Fadda, Presidente INAPP, secondo cui, per ottenere risultati positivi dai centri per l’impiego e dalle politiche attive, vi sono alcuni punti cruciali che andrebbero affrontati parallelamente al finanziamento.

Ridefinire le funzioni

Spesso si pensa ai Centri per l’Impiego come a servizi di matching per aziende in cerca di nuove risorse e candidati in cerca di lavoro, ma questa concezione sembra ormai ampiamente sorpassata, perché l’attuale mercato del lavoro, così dinamico e frammentato, esige un continuo aggiornamento delle competenze dei lavoratori, e dunque una selezione decisamente accurata delle nuove risorse e delle competenze da inserire.
Inoltre, i Centri per l’Impiego hanno come principale funzione incoraggiare la copertura di posti vacanti con risorse in cerca di lavoro, ma non sono stati pensati per risollevare l’occupazione, creando nuovi posti di lavoro.

Supporto territoriale ad hoc

Aggiungere personale ai Centri per l’Impiego è senz’altro utile, ma perché l’incremento sia davvero efficiente il personale dovrebbe essere distribuito in modo numericamente diverso a seconda dell’area di interesse: più personale dove la disoccupazione è maggiore e dove vi sono più disoccupati presi in carico.

Formazione

I percorsi di formazione proposti dalle politiche attive sono certamente utili nel panorama delle attività volte a risolvere il problema della disoccupazione, ma solo se dedicati appositamente alle esigenze occupazionali richieste dal mercato del lavoro, anche su scala locale.
In altre parole, la formazione dovrebbe fornire ai soggetti da allocare le giuste competenze richieste dalle aziende.

Maggiore organicità

Una volta ridefinite le funzioni dei Centri per l’Impiego, questi dovrebbero diventare un tramite fra le politiche del lavoro e le politiche di sviluppo, formando così un sistema organico ed efficace.

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